Thomas Sangermani Psicologo Psicoterapeuta – Vigevano Cilavegna Pavia

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LUTTO

I lutti possono essere estremamente diversi tra loro: alcune morti le possiamo avvertire come naturali e inevitabili, parte di un processo di vita che ha avuto un giusto decorso e che è volto infine al termine. è questo il caso di una persona anziana che si spegne in modo “naturale”.
Altre morti sono invece inaspettate, e pertanto avvertite come un percorso che è stato interrotto brutalmente. La morte improvvisa di un coniuge, di un parente, di un amico o di un bambino per malattie o per eventi violenti assume un significato ben diverso, più difficile da superare.

Bowlby nella sua opera La perdita (1980) distingue quattro fasi del cordoglio:

  1. Stordimento o incredulità, in cui si hanno accessi di dolore o collera estremamente intensi. Tale fase può durare alcune ore o una settimana circa ed è caratterizzata dal faticare a comprendere quanto avvenuto all’inizio, per poi rendersi conto lentamente della realtà della perdita
  2. Ricerca e struggimento per la figura perduta, che può durare alcuni mesi (in casi particolari anche anni); in tale fase si ha persistenza e intrusività delle immagini del defunto, che compaiono in modo ricorrente nella vita mentale. Si tende a ripercorrere con la memoria tutti i momenti vissuti con la persona scomparsa per mantenerne vivida l’immagine in memoria.
  3. Disorganizzazione e disperazione: nella terza fase l’agitazione viene sostituita da umore depresso e generalizzata tristezza; inoltre la disperazione costituisce lo stato emotivo per il primo anno di lutto (Parkes e Weiss 1983)
  4. Riorganizzazione, ossia l’elaborazione del lutto. La persona che riesce a sopportare il tormento emotivo prima citato può arrivare poco a poco ad ammettere e accettare che la perdita è davvero definitiva e che la propria vita deve subire una ristrutturazione.

Dopo un lutto importante, il nostro mondo personale non potrà mai più essere lo stesso.
Scriveva Freud a Binswanger nel 1923 dopo la morte di un amato nipotino: è noto che il cordoglio acuto dopo una tale perdita passerà, ma si resta inconsolabili, non si troverà mai un compenso. Tutto ciò che può subentrare, anche se riempisse il posto vuoto resta qualcosa di diverso. E, a dire il vero, è giusto che sia così.
La risoluzione del lutto dovrebbe quindi comportare lo sviluppo di un legame diverso con la persona deceduta, non la fine del legame (Onofri, La Rosa 2015).
Per velocizzare e facilitare il processo del lutto secondo Bowlby (1980) è importante individuare una “figura su cui contare”, che ci aiuti a capire cosa e come e successo, quali implicazioni ha e come affrontare il futuro, trovando -per quanto difficile questo possa essere- un significato agli eventi.

Bibliografia

Bowlby J. (1980), Attaccamento e perdita. Vol. 3. Tr. it. Boringhieri, Torino, 1983.

Onofri A., La Rosa C. (2015), Il Lutto. Psicoterapia cognitivo-evoluzionista e EMDR, Giovanni Fioriti Editore, Roma.

Parkes C.M., Weiss R.S. (1983), Recovery from bereavement, Basic Books, New York.

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