Thomas Sangermani Psicologo Psicoterapeuta – Vigevano Cilavegna Pavia

thomas.sangermani@gmail.com

Disturbo Da Stress Post-Traumatico

Di che cosa si tratta

Una risposta di ansia e paura rappresenta il normale esito di un’esperienza traumatica e, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente in poco tempo.
Il DSM-5 (APA 2013) conferma infatti la presenza della categoria del Disturbo da Stress Acuto per descrivere la reazione a traumi, che dura da un minimo di 3 giorni ad un massimo di 4 settimane e presenta almeno 3 sintomi dissociativi tra amnesia dissociativa, depersonalizzazione, derealizzazione, riduzione della consapevolezza dell’ambiente circostante, sensazione soggettiva di insensibilità, distacco o assenza di reattività emozionale. Vi sono tuttavia eventi stressanti riguardanti la morte, gravi lesioni o violenze sessuali (vissute dalla persona stessa o da persone a lui vicine) che non riescono ad essere elaborate correttamente in quanto modificano profondamente la visione di sé e del mondo. Il disturbo da stress post traumatico ha infatti una durata superiore ad un mese, senza remissione spontanea: questo è dovuto ad un’incapacità di integrare un’esperienza traumatica. 

Tutto ciò porta ad una ripetitiva intrusione nella coscienza di ricordi dolorosi, unita ad una forte attivazione neurovegetativa (marcata attivazione dell’arousal); i continui tentativi di impedire il ritorno delle memorie dolorose, conducono inoltre ad un peggioramento dei sintomi (Van der Kolk e Van der Hart 1989).

QUALI SONO I PRINCIPALI SINTOMI

I primi due criteri del DSM-5 (APA 2013) per il disturbo da stress post traumatico sono:

A. Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione o violenza sessuale in uno o più dei seguenti modi:

  • fare esperienza diretta di un evento traumatico (per esempio aver vissuto un bombardamento, un incidente, un maltrattamento fisico e/o psicologico)
  • venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto ad un membro della propria famiglia oppure ad un amico stretto (ad esempio torture in un campo di concentramento)
  • fare esperienza diretta di dettagli crudeli dell’evento traumatico (es vedere corpi squartati, sentire pianti o grida strazianti)

B. Presenza di uno o più sintomi intrusivi quali:

  • Ricordi ricorrenti involontari e spiacevoli dell’evento
  • Sogni spiacevoli o incubi
  • Reazioni dissociative (quali flashback) come se il soggetto stesse rivivendo l’evento
  • Intenso disagio con gli stimoli che possono ricordare l’accaduto
  • Marcate reazioni fisiologiche (es. ansia e tremori) a fattori che possono ricondurre in qualche modo all’evento

trattamento

Scopo del trattamento non è quello di eliminare per sempre nella persona i ricordi stressanti dell’evento (De Silva e Marks 1999), ma quello di rendere i ricordi intrusivi più gestibili e meno frequenti.

L’intervento su questo disturbo può prevedere oltre ad sostegno psicologico, un sostegno sociale e un trattamento farmacologico nelle prime fasi del trattamento.

Le tecniche cognitivo-comportamentali utilizzate (La Mela 2016) sono:

1) Tecniche di esposizione, finalizzate ad un’evocazione dell’ansia e abituazione a questa

2) Ristrutturazione cognitiva, che modifichi convinzioni e pensieri irrazionali

3) Tecniche di gestione dell’ansia, per insegnare alla persona abilità di coping specifiche (ossia strategie mentali e comportamentali utilizzate per fronteggiare situazioni stressanti).

Bibliografia

APA – American Psychiatric Association (2013), Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5), American Psychiatric Association, Washington DC; ediz. it. DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione, a cura di M. Biondi, R. Cortina, Milano 2014.

De Silva P., Marks M. (1999), The role of traumatic experiences in the genesis of obsessive-compulsive disorder, in <<Behaviour Research and Therapy>>, 37, pp. 941-951.

La Mela C. (2016), I protocolli clinici della terapia cognitivo-comportamentale, a cura di C. La Mela, Maddali e Bruni, Firenze.

Van Der Kolk B., Van Der Hart O. (1989), Pierre Janet and the breakdown of adaptation in psycological trauma, in <<American Journal of Psychiatry>>, 146 (12), pp. 1530-1540.

Torna in alto