Agorafobia
Di che cosa si tratta
L’agorafobia è caratterizzata da intensa paura o ansia relative al trovarsi da soli in luoghi o situazioni da cui potrebbe essere difficile o imbarazzante allontanarsi, o nelle quali non potrebbe essere immediatamente disponibile un aiuto nel caso comparissero sintomi ansiosi.
Le situazioni più comunemente temute sono il trovarsi fuori casa da soli, stare a casa da soli, trovarsi in mezzo ad una folla o incolonnati in una coda di auto, trovarsi in spazi chiusi (ascensore, cinema o teatro) o in spazi aperti (parcheggi, supermercati), passare sotto un tunnel o sopra ad un ponte, viaggiare in treno, aereo, autobus o metropolitana (La Mela 2016).
Queste persone evitano quindi le circostanze dalle quali può risultare difficile uscire o dalle quali si fatichi a ricevere aiuto in caso di sopraggiungere di ansia e paura, ma l’evitamento delle situazioni temute può poi portare a conseguenze nelle attività quotidiane e difficoltà ad uscire da solo.
QUALI SONO I PRINCIPALI SINTOMI
Secondo il DSM-5 (APA 2013) i primi 4 criteri per l’agorafobia sono:
A. Marcata paura o ansia in 2 o più delle seguenti situazioni:
– Utilizzare mezzi pubblici (automobili, autobus, treni, navi, aerei)
– Trovarsi in spazi aperti (parcheggi, mercati, ponti)
– Trovarsi in luoghi chiusi (negozi, teatri, cinema)
– Stare tra la folla
– Trovarsi a disagio quando ci si trova fuori da casa
B. L’individuo prova paure o evita queste situazioni al pensiero che potrebbe essere difficile fuggire o potrebbe non essere disponibile aiuto in caso di sintomi di tipo panico o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti
C. Le situazioni agorafobiche provocano quasi sempre paura o ansia
D. Le situazioni agorafobiche sono attivamente evitate, implicano la presenza costante di un compagno o sono sopportate con paura o ansia.
trattamento
Solitamente il trattamento d’elezione in ambito cognitivo-comportamentale prevede l’uso della tecnica dell’esposizione graduale per diminuire e prevenire le condotte evitanti (La Mela, 2016): avvicinandosi gradualmente all’evento temuto è possibile diminuire l’impatto emotivo che questo ha sulla persona.
Preliminarmente è comunque importante offrire informazioni sull’ansia e la sua natura, sulle conseguenze a livello fisico e sul possibile discorso del disturbo (che viene definita psicoeducazione); nei colloqui successivi è poi opportuno far prendere consapevolezza dei pensieri automatici tipici che si innescano a seguito delle situazioni critiche e delle credenze ad essi associati, con l’intento di cambiare pensieri disfunzionali e automatismi adottati dalla persona.
Bibliografia
APA – American Psychiatric Association (2013), Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5), American Psychiatric Association, Washington DC; ediz. it. DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione, a cura di M. Biondi, R. Cortina, Milano 2014.
La Mela C. (2016), I protocolli clinici della terapia cognitivo-comportamentale, a cura di C. La Mela, Maddali e Bruni, Firenze.